Capo Coda Cavallo, la meraviglia della Sardegna
Capo Coda Cavallo è un luogo magico e meraviglioso sotto tutti i punti di vista da quello storico a quello geografico, dalla flora alla fauna. Non per niente questo promontorio fa parte, dal 1997, dell’Area Marina Protetta della Tavolara, 15.000 ettari di mare e 40 chilometri di costa considerati, senza esagerare, tra i più belli della Sardegna.
Oltre alle innumerevoli spiagge e calette che si trovano lungo la costa, tra cui la stessa Coda Cavallo, Cala Brandinchi e Baia Salinedda, la caratteristica davvero speciale di quest’area sta nel territorio, rimasto praticamente immutato nel corso dei secoli. Flora e fauna deliziano i visitatori con le numerose specie che popolano quest’area e che la rendono ancora più unica e affascinante.
La storia
Ma non si tratta solo di un’area selvaggia e immersa nella natura. Le tracce più antiche di insediamenti umani sulle isole che fanno parte dell’Area Marina della Tavolara risalgono, infatti, a quasi 5000 anni fa, segno che la zona è sempre stata approdo sicuro e riparo per innumerevoli civiltà. Chiaramente, le tracce più evidenti del passaggio di molti popoli si trovano sott’acqua e dimostrano come la zona adiacente alla città di Olbia sia stata, da sempre, crocevia di merci e punto di riferimento per i mercanti. Non a caso, i reperti più diffusi sotto il mare risalgono al periodo di maggiore sviluppo di Olbia, avvenuto circa tra il IV secolo a.C. e il IV d.C, durante l’Impero Romano. Ovviamente, non mancano tante imbarcazioni che, a causa del fondale frastagliato e "imprevedibile" hanno terminato qui il loro viaggio. La foto qui sotto ne è un esempio perfetto: si tratta della Chrisso, imbarcazione cipriota incagliatasi nel 1974 per aver mollato gli ormeggi durante una mareggiata di tramontana.
Al periodo medievale, invece, risale la chiesa di San Ponziano sull’Isola Molara, di cui rimangono solo le pareti laterali e l’abside. Sempre sull’Isola Molara, si è conservata un’altra testimonianza della presenza umana in epoca medievale, ovvero il castello, che si trova sulla parte est dell’isola.
La vicenda più curiosa e bizzarra, però, accade nel diciottesimo secolo, quando sull’isola di Tavolara si è insediata la famiglia Bertoleoni. All’inizio dell’Ottocento, Giuseppe Bertoleoni occupa alcune isole con le sue mandrie e decide di stabilirvisi. Nel 1829, il Re in persona, Carlo Alberto di Savoia, assicura Giuseppe Bertoleoni che avrebbe fatto riconoscere ufficialmente il Regno di Tavolara. Nasce così quello che passerà alla storia come “il Reame più piccolo del mondo”. È nato così lo stemma del casato e una dinastia che, con vicende alterne, sopravvive ancora oggi. Chiaramente, il Regno di Tavolara non esiste più, da quando il Regno d’Italia, nel 1861, ha deciso di espropriare quasi metà dell’isola ai Bertoleoni per costruirci il faro visibile ancora oggi.
La flora e la fauna
Per ammirare il paesaggio nella sua interezza, consigliamo di raggiungere Punta Cannone. Se deciderete, poi, di addentrarvi nell’esplorazione delle varie isole, vi ritroverete immersi nella più tradizionale macchia mediterranea, con il privilegio di poter trovare alcune specie, sia di flora che di fauna, molto rare, sopravvissute alla barbarie umana solo grazie alle aspre rocce che hanno sempre impedito un insediamento stabile dell’uomo. Pini, corbezzoli, ginepri, gigli, tamerici, querce da sughero, mirto e lentischio sono solo alcune di queste.
Per quanto riguarda la fauna, dovete solo decidere se tuffarvi in mare o passeggiare. Nel primo caso, le acque della Sardegna vi regaleranno pesci, stelle marine, murene, conchiglie, alghe colorate, coralli e pareti di roccia che sprofondano nel blu. Su terra, invece, la zona è famosa per ospitare diverse specie di tartarughe e di sauri, oltre che di uccelli ormai molto rari come il marangone dal ciuffo.
Per maggiori informazioni sull’Area Marina Protetta della Tavolara, visita il sito ufficiale.